Equanimita’

Avendo riflettuto in tal modo
sulle qualità eccellenti del vivere in solitudine,
dovrei pacificare completamente i pensieri concettuali
e meditare sulla mente dell’illuminazione.

Anzitutto dovrei impegnarmi
nel meditare sull’uguaglianza fra sé e gli altri:
dovrei proteggere tutti gli esseri come me stesso
in quanto siamo tutti uguali riguardo alla felicità e alla sofferenza.

Benché vi siano molte parti e aspetti differenti come le mani,
essi costituiscono il medesimo corpo che deve essere protetto.
In modo simile, i differenti esseri migratori, con la loro felicità e la loro sofferenza,
sono tutti uguali nel desiderare come me la felicità.

Dovrei eliminare la sofferenza degli altri
perché è sofferenza, proprio come la mia,
e dovrei recare loro beneficio
perché sono esseri senzienti, proprio come il mio corpo.

Dal momento che sia io sia gli altri
siamo uguali nel desiderare la felicità,
che differenza c’è in me?
Perché mi sforzo soltanto per la mia felicità?

E poiché sia io sia gli altri
siamo uguali nel non volere la sofferenza,
che differenza c’è in me?
Perché proteggo me stesso e non gli altri?

IMPEGNARSI NELLE AZIONI DI UN BODHISATTVA – Testo radice di Shantideva (Istituto Lama Tzong Khapa)